I riti e i canti: “Le voci della pietra”

Le voci delle pietre – dall’Aula Verde a Castel Trosino

Quarta Azione Sonora in forma di Rito

creazione di Antonella Talamonti
con Beatrice Pizzardo, Carlotta Candelotti, Daniele Cannella, Stefania Crocetti, Silvia Liuti, Silvia Luciani, Davide Olori, Camilla Orazi, Maria Chiara Spinelli.

Sono compositrice e ricercatrice.

In questi ultimi anni, mi interessa interrogare la solitudine dei paesi abbandonati dell’Appennino, cercare le tracce delle voci, dei suoni e delle memorie, ascoltare i suoni della valle e della montagna, immaginare vite possibili.

Dagli anni ’80 mi occupo di vocalità, di improvvisazione e di canto di tradizione orale. Ho partecipato alla creazione di quel grande laboratorio di pedagogia musicale e creazione che è stata la Scuola Popolare di Musica di Testaccio di Roma e il mio lavoro sul mettere in suono i luoghi si è sviluppato a partire da quella ricchissima esperienza.

La mia ricerca più recente ha preso forma nelle “Azione Sonore in forma di Rito”, che hanno messo in suono i paesi di Agelli (2020), Meschia (2021) e Laturo (2022) i primi due appartenenti al Comune di Roccafluvione, in provincia di Ascoli Piceno, e il terzo al Comune di Valle Castellana in provincia di Teramo.

Un‘Azione Sonora si propone di scoprire, e far incontrare alle persone che partecipano, le voci dei luoghi, e restituire loro frammenti di ricordi di chi ha abitato lì: come rispondono al cantoi vicoli, i portici, le piazze, i passaggi, le chiese o le cappelline, come rispondono al canto gli affacci del paese, valloni o colline circostanti, come e fino a dove risuonano le voci che si allontanano…

I canti appartengono alla tradizione orale dell’area, i testi vengono dagli incontri con le persone del territorio, persone che hanno memoria di quei luoghi o dei racconti che se ne tramandavano in famiglia; registro soprannomi, toponimi, riti, devozioni, comportamenti quotidiani, storie di antenati o fatti che hanno un posto speciale nei racconti di chi ha vissuto lì.

La riflessione e il desiderio di condivisione degli strumenti di questa ricerca hanno dato luogo tra maggio 2022 e maggio 2023 ad un corso di formazione in quattro appuntamenti, Il corpo e i luoghi: la voce in azione, rivolto ad artisti, insegnanti, educatori, operatori culturali e sociali e organizzato da APS Vivo, che si è concluso con la Quarta Azione Sonora in forma di Rito nel paese di Castel Trosino.

Prima di iniziare il corso, sono andata a conoscere il paese, che mi pareva una nave sospesa sulla roccia, a guardia del fiume. Giravo, in silenzio, tra i vicoli vuoti. Parlavano solo il vento e il fiume Castellana. Nella piazza ho incontrato Carlo Lanciotti e Rita Sansoni, seduti sulla soglia della loro casa, anche loro a guardia del silenzio.

Negli incontri del corso abbiamo lavorato sul suono all’Aula Verde, e studiato canti monodici e polifonici che provenivano dall’ascolano, dal teramano e dal maceratese; poi abbiamo dedicato un tempo agli incontri, per ascoltare le parole di travertino e i suoni d’acqua e guardare il paese con gli occhi degli altri: Angelo Sansoni a Castel Trosino, e poi Primo Orsini e PinaCatalani a Casette, che ci hanno fatto dono dei loro ricordi.

Ogni fine settimana si concludeva con una parte di lavoro nel paese, provando il suono nelle piazze e nelle strade e studiando come rispondeva Castiell.

Tra 6 e 7 maggio l’Azione Sonora è stata ripetuta tre volte: tre percorsi sonori, ognuno per un piccolo gruppo di persone in ascolto di parole e canti, vicinissimi o lontani, che ridisegnavano lo spazio e il tempo secondo le regole del suono e della memoria.

Dopo l’Azione Sonora a Castel Trosino: note di viaggio dei cantanti

 

“Ho ancora nella testa le voci dei miei compagni/e di viaggio, riecheggiano tra un pensiero e l’altro, mentre ritorno, mentre riordino la casa, le idee, i prossimi progetti.

Integrare suoni diversi da quelli della mia terra, provare ad essere veicolo di memoria facendo rimbalzare i suoni tra le pietre, veicolarli come un fiume tra i vicoli, stare nella presenza.

È stata un’esperienza di convibrante fisicità, di espansione e comunione. “

Beatrice Pizzardo

“Ci sono molti modi di conoscere le storie, i luoghi, le persone.

Questo è quello che amo, essere guidata ad incontrare in punta di piedi le radici e le pietre e cantarle, restituirle in un lavoro collettivo e di sentire condiviso, percepire quanta ricchezza racchiude il potersi dischiudere attraverso la voce e sostenersi e camminare e sussurrare e celebrare insieme a chi vive quei luoghi. “

Silvia Liuti

“Cantare alle pietre, con le pietre.

Come le pietre farsi scalfire da aria, vento, acqua. Dalle storie e dai passi che hanno attraversato un luogo, per poi ridare tutto in dono a chi da lì passa e vuole coglierlo: restituirlo, consacrato, alle stesse pietre, testimoni silenziose e instancabili…che questa volta ascoltano con cura il rito evocato dal ricordo.

È stato magico il cantare di colori vari: come una festa di compleanno improvvisata, come una Pasquella, ma di fondo come un rito, che ci rende uniti alla memoria dei nostri antenati e a tutti gli antenati di chi quelle pietre le cammina tutti i mesi.

È stato incredibile scoprire in così poco tempo una dimensione collettiva in cui le voci si mischiano, si sostengono, si specchiano l’un l’altra; un’immersione in cui gli sguardi si compenetrano e danno forza; un incontro dell’altro così profondo e in-mediato che ti sembra di vedere te stesso.

Ma la cosa più viva che ho imparato, la più preziosa, “la più cannella bbella” è che ogni granello che col vento dei secoli si stacca dalla pietra ha diritto di essere ricordato. La sua è una magia che si effonde e continua per sempre a cantare nel vento.”

Stefania Crocetti

LE PAROLE NEL VICO 1

C’erano tanti nomi per i posti:

L’Acqua cavaticcia
Colle de la luna
Li Fentecelle
U pià de ghià
Li piuppe
L’aisive
La Lancotta (dove il sole fa più caldo)
Le Casette che poi erano i lavatoi, lu frsciò, dove si lavavano i panni. Si andava a prendere i panni col somaro da Castel Trosino ad Ascoli, prima di andare a scuola, ci voleva tre quarti d’ora.
Poi si ritornava a piedi e il somaro portava i panni.
Fondallà perché a Casette c’era l’acqua che colava, che l’acqua sul Borgo non c’era
La ruetta
Il Fosso delle Stalle ci si fermava li soldati
Il Cassero, c’è le feritorie pe’ le frecce. Al Cassero si vendevano le verdure, un po’ di frutta
(Qui era tutto coltivato, da San Giorgio in giù). San Giorgio, c’era i lebbrosi che si curavano co le acque sarmacine

E poi le persone, tutti avevano un soprannome:
Marcello il romano/Remanucce
Pescitte
Quell de Maroc
Scattelì
Chigghie de Pescettò
Antonio du tube
Peppì u bellò, un carabiniere, il più bello di Castel Trosino,
Alto 1,90, con dei baffi…, moro, occhi neri, bello, proprio bello.
Leniuccia de Peppì
Frasina, lavandaia, moglie di Peppì u bellò, vissuta fino a 108 anni. Orsini Eva, la figlia di Eufrasia, era la maestra di Casette.
Ughe du fesare che vendeva i fusi
Middie du santare che vendeva i santini in Ascoli
Piucce de Nteniola, gnorante, cattivo, brutto carattere
Pecchitte
Middie Cadorna, je diceva Cadorna perché era un fascistone di quelli…, sempre mbriache stava, (Cadorna mie è de bitume! diceva il padre)
Pietro de Pezzecò
Trtò
Gigi di Garibarde, che quando andava a San Gabriele, incominciava a dire il Rosario su e finiva a san Gabriele
u sor Luigge, c’aveva sempre una calza su e una giù
Vttorio de Gisimondi che faceva scoppiare la dinamite quando passava la Processione
Geggitt du Pecchiuse lavorava la terra
Temasse de Tamberrì
Meddiò, gli diceva, il contadino del prete che faceva pure il becchino
e poi Canno’ il becchino di Ascoli Piceno, con un cavallo che era ronzino.

Le parole nel vico 2

Si partiva da Castel Trosino, alla terza domenica di agosto, si portava la Madonna delle Grazie sopra le spalle dal Borgo fino al lago, là dove rimpiana e poi dopo ritornava indietro fino al Borgo.
e c’era la rivalità tra il Borgo e le Casette.
Quando usciva la Madonna facevano gli spari, ma Casette aveva i Fochini, quelli che mettevano le mine, e loro facevano saltare la dinamite e tutti applaudivano.

San Lorenzo è il patrono di Castel Trosino.
In chiesa quando entri, c’è San Lorenzo a sinistra e sant’Antonio col maialino a destra
Il giorno del Santo i giovani andavano all’aula verde a vedere le stelle cadenti. Era una festa grandissima. Ma San Lorenzo rimaneva in Chiesa, non andava in giro in processione.
Alla festa veniva la Banda dei bersaglieri di Ascoli, faceva le camminate suonando dentro al Borgo.
Il primo maggio si faceva la festa a san Giorgio, ci s’imbriacava e botte! botte!
Il fabbro c’aveva una moglie bellissima.

Mia madre andava a piedi a San Gabriele
Si andava da San Gabriele a Colledara, da Santa Rita a Cascia il 22 maggio, da San Francesco ad Assisi, alla Madonna Loreto.
IL 16 e il 17 gennaio si andava a Sant’Antonio in Ascoli e si portavano a benedire gli animali: una pecora, una gallinea, un maialino…
Il giorno di Sant’Emidio, fuori dal portale, sul sagrato era pieno di basilico da benedire.., anche adesso
il 3 maggio, il giorno della Santa Croce, nei campi si mettevano le croci di palme.

A novembre si dicevano le diasille per i morti
C’era una vecchietta che andava sempre in Ascoli in autostop. Come saliva in macchina, cominciava adire la diasilla, fino in Ascoli che non scendeva.
diasilla diasilla
o mannaggia alla Sibilla
quanne vere che campeme
a une a une ce ne jeme.