14 Gen Li lavannare de Castielle
Per le donne di campagna di un tempo l’unico lavoro che avrebbero potuto fare per integrare i miseri redditi di famiglia era quello di lavandaia. Questo accadeva soprattutto a Castel Trosino. Qui infatti le acque limpide e fredde di alcune sorgenti solfuree (l’acqua salmacina) erano particolarmente indicate per lavare la biancheria. Percio’ la gente di Ascoli dava a lavare i panni alle donne di Castel Trosino, dove col tempo si era sviluppata un’attivita’ artigianale di lavanderia collettiva. A ridosso del paese c’era un enorme spazio (oggi denominato Casette) trasformato in lavanderia all’aperto. Vi fumicano sempre grandi fuochi accesi sotto i caldai dove immersi in una soluzione di acqua solfurea e cenere bianca, bollivano i panni che venivano poi risciaquati su enormi pietre immerse in vasche di travertino . La ” liscie’ ” cioe’ l’imbiancantura dei panni con cenere e acqua bollente comprendeva varie operazioni; i panni venivano prima lavati in vasche di travertino (vureghe) , quindi si disponevano ordinatamente nella tinozza; fatte bollire acqua e cenere (cennerata), si versavano nella tinozza filtrandole con un rozzo panno (cennerale); recuperata l’acqua dalla tinozza attraverso un buco posto alla base, si faceva bollire di nuovo e poi si riversava sulla biancheria senza il panno-filtro infine venivano risciaquati in acqua corrente su pietre levigate poste in posizione inclinata (vresciu’). Il trasporto della biancheria avveniva a dorso d’asino e tutti i sabato “li lavannare de Castielli” si recavano in citta’, legavano i loro somari in un quartiere di Ascoli Piceno, la Piazzarola, poi con quei fagotti bianchi in testa inondavano le vie di Ascoli per riconsegnare il pulito, farsi pagare e ritirare i panni sporchi.
La lavandaia, con i suoi panni stesi, ricorda il candore della Madonna che, secondo la tradizione, per prima venne visitata proprio da un gruppo di lavandaie attirate dall’evento. Vi è una leggenda che narra di una giovane vergine, Stefania, che accompagnate da altre donne, lavandaie, si incammino’ verso la “grotta” quando Gesù nacque. La fanciulla, quando fu nei pressi della grotta, fu fermata dagli Angeli che le dissero che le era fatto divieto di vedere Maria che da poco aveva partorito, dato che non era sposata. Allora Stefania ricorse ad un trucco: avvolse in fasce una grossa pietra e si finse mamma. Inganno’ gli Angeli e riusci ad entrare nella grotta il giorno successivo, ma quando fu al cospetto di Maria e di Gesu’ la pietra si trasformo’ in un bambino “Stefano” i cui natali si festeggiano appunto il 26 Dicembre.
Notizie tratte da: Castel Trosino passato e futuro di Gino Vallesi
Dizionario Dialettale di Ippolito Brandozzi
Foto di Aldo Castelli 1913 – Ponte di Porta Cartara (AP) con contadini.